domenica 18 giugno 2017

Violante e l'anti-lezione del 4 dicembre

In un articolo di oggi per il Corriere, Luciano Violante afferma che l'Italia ha ancora bisogno di riforme, il che è senz'altro vero. Per non rompere il filo delle riforme, è opportuno che vincitori e vinti comprendano la lezione del 4 dicembre.

Sarà. Ma nel discorso di Violante più che una lezione per vincitori e vinti vedo soltanto una anti-lezione per i soli vinti. Con le parole rispettabili e moderate che gli sono proprie, Violante propone una controriforma mortale: ridurre il potere del governo mediante limiti ai decreti e alla questione di fiducia. Sulla qual cosa, dice, tutti i partiti sarebbero d'accordo.

Ecco un esempio di come, talvolta, si possa dire una menzogna sostanziale mediante parole soltanto formalmente vere.

E' infatti vero che i partiti si erano accordati sui limiti alla decretazione d'urgenza e ai maxi-emendamenti, ma l'accordo derivava dal fatto che, contemporaneamente, si rendeva più solido e disciplinato il Parlamento, eliminando il bicameralismo paritario e introducendo una legge elettorale molto legittimante per la maggioranza di governo.

Ed è qui che casca l'asino: se il Parlamento continua ad essere una palude, io non voglio introdurre maggiori limiti alla decretazione d'urgenza e alla questione di fiducia, che pure in astratto vorrei, perché in queste condizioni sono il male minore. E credo di non essere il solo.

Ecco perché lo spacchettamento delle riforme costituzionali non si poteva fare prima del 4 dicembre e continua ad essere inaccettabile. Se la lezione del 4 dicembre è la resa incondizionata dei riformisti, grazie, ma no grazie!

Accolgo comunque l'invito di Violante ad approvare qualche riforma piccola piccola ma efficace. Ne propongo una: rivediamo sì i regolamenti parlamentari, ma per stabilire che un deputato o senatore può aderire soltanto al gruppo parlamentare di elezione o a quello misto.

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