Collegi uninominali proporzionali

In questo articolo, pubblicato il 22 gennaio 2014 sull'edizione online del compianto quotidiano Europa, spiego che cosa sono i collegi uninominali proporzionali e perché sono meglio delle liste bloccate e delle preferenze.

 

Una terza via tra liste bloccate e preferenze

Torna d’attualità la dialettica interna del Pd, sempre ripresa con molta enfasi dagli organi di informazione: non poteva essere altrimenti, su un tema cruciale per la politica come quello della legge elettorale. Non desta preoccupazione la divergenza di opinioni tra le diverse anime del partito, che verrà ricomposta, così come non sorprendono i toni molto accesi che hanno caratterizzato la direzione nazionale di lunedì scorso. Va anzi rimarcato che il partito fa grossi passi in avanti dal punto di vista dell’elaborazione pubblica della propria piattaforma politica: solo raramente in passato una direzione del Pd ha fatto notizia, dimostrando che ormai si tratta di un partito democratico ben oltre il proprio nome.
 
Anche per quanto riguarda il merito della questione dei listini bloccati, non possiamo meravigliarci se molti dei detrattori di oggi, un anno fa si esprimevano in modo diametralmente opposto: la coerenza in politica va valutata anche secondo il contesto e, nel corso dell’ultimo anno, nel Pd si è avuto un vero e proprio terremoto che ha spinto la minoranza guidata da Cuperlo a fare valutazioni diverse da quelle di allora.

Ciò che è veramente sorprendente, e soprattutto da correggere sul nascere, è la facilità con cui il Pd perde la bussola in un territorio niente affatto complicato. Perché proporre di sostituire il meccanismo imperfetto dei listini bloccati con un altro meccanismo imperfetto, quelle preferenze che danno origine a campagne elettorali costose (accrescono dunque i costi della politica), spingono i candidati di una stessa lista a competere tra loro invece che a promuovere il programma comune, e spesso portano con sé clientelismo e voto di scambio? Perché proporre ciò, quando esiste un’alternativa migliore, che da sempre costituisce il meccanismo preferito dal Pd?

Questa alternativa sono i collegi uninominali, che gli italiani conoscono bene avendoli sperimentati nella quota maggioritaria del Mattarellum, che ha regolato le elezioni politiche fino alla sua abrogazione nel 2005. Si divide il territorio nazionale in tanti collegi quanti sono i seggi da assegnare e ogni lista presenta un solo candidato in ogni collegio; sulla scheda elettorale a ogni simbolo corrisponde il nome di un solo candidato, in modo che l’elettore possa esprimere simultaneamente il voto per una lista e per una persona.

A prima vista questo sistema non può essere applicato a una legge di impianto proporzionale come quella che il Pd si accinge a portare in parlamento (e possiamo immaginare, senza bisogno che ce lo dica Matteo Renzi, che gli alleati di governo del Pd farebbero le barricate su una simile ipotesi). Tuttavia un sistema elettorale ibrido, che potremmo definire proporzionale di collegio, esiste ed è perfino ben collaudato in Italia: si tratta infatti del sistema in uso per l’elezione dei consigli provinciali.

In questo sistema, le schede elettorali e il meccanismo di voto sono analoghe a quelle della quota maggioritaria del Mattarellum. Il numero di seggi relativi a ciascun partito è invece attribuito con il meccanismo proporzionale, come nella bozza di legge elettorale del Pd (i rapporti numerici tra i partiti, quindi, non vengono alterati). Ciò che cambia è l’ordine con cui ai candidati vengono attribuiti i seggi conseguiti da ciascun partito: questo ordine è fisso nel caso della lista bloccata, mentre nel proporzionale di collegio è variabile e dipende dalla percentuale ottenuta dai candidati nei rispettivi collegi. Sarebbe a dire che vengono eletti quei candidati che, nel loro collegio, hanno portato al loro partito le percentuali maggiori.

Si ottiene così una formula che lega l’elezione di un candidato al gradimento degli elettori, pur non presentando i gravi svantaggi di un sistema basato su preferenze. Il candidato eletto è inoltre incardinato al suo territorio, il che favorisce un rapporto diretto con i cittadini. E come ultimo, ma fondamentale punto, il proporzionale di collegio potrebbe riuscire a mettere d’accordo Forza Italia, Ncd e anche le due anime del Partito democratico.