giovedì 28 aprile 2016

Riforme à la carte?

Alcune forze politiche sostengono che la riforma costituzionale sia eterogenea e che per questa ragione un voto in blocco al referendum di ottobre potrebbe soltanto essere un plebiscito sul premier. Secondo loro, al referendum ciascun cittadino dovrebbe ricevere un menu à la carte e scegliere soltanto quelle parti di riforma che sono di suo gradimento. Sembra una proposta eccezionalmente democratica: ma non è tutto oro quello che luccica...

Nel 2316 il Parlamento approvò una riforma costituzionale che rafforzava i poteri del capo del governo, e insieme anche i poteri di controllo delle Camere. Qualcuno (non la maggioranza parlamentare che l'aveva approvata) sostenne che si trattava di due riforme diverse. In seguito a una decisione di 300 anni prima, bastò questa opinione a provocare l'indizione di due referendum separati: si era giunti alla conclusione che un referendum unico su due materie distinte avrebbe coartato la volontà degli elettori, inducendoli a votare non sull'oggetto della riforma, ma sull'adesione plebiscitaria alla forza politica che l'aveva scritta.

Si votò dunque su due quesiti:
A) Volete rafforzare i poteri del Presidente del Consiglio?
B) Volete rafforzare i poteri del Parlamento?

Un'efficace campagna di stampa convinse alcuni cittadini che il rafforzamento del Parlamento avrebbe accresciuto inutilmente i costi di un inefficiente organo collegiale. I risultati dei referendum furono dunque i seguenti.

A) 55% SI' -- 45% NO
B) 45% SI' -- 55% NO

Per questa ragione, entrò in vigore il rafforzamento dei poteri dell'esecutivo, non bilanciato da nuovi poteri di controllo per il Parlamento.

E questo risultato fu paradossale perché, se si fosse saputo in anticipo che i poteri del Parlamento non sarebbero stati rafforzati, soltanto il 30% dei cittadini sarebbe stato favorevole al referendum A, mentre il 70% avrebbe votato contro. In altre parole, dopo due referendum, entrò in vigore una riforma osteggiata dalla stragrande maggioranza dei cittadini!

Allora tutti si resero conto di quanto fosse folle l'idea delle riforme à la carte: ma ormai, la frittata era fatta.

Conclusione: non sempre votare due volte è più democratico di votare una volta sola, e sicuramente non lo è nel caso di un referendum costituzionale. È possibile che alcuni costituzionalisti non siano a conoscenza di questa evidenza? O in realtà il loro obiettivo è proprio quello di impedire che gli elettori possano esprimere la propria volontà, frazionandola in modo da perdere di vista il quadro generale? Giudicate voi.