lunedì 1 febbraio 2016

Gli stipendi dei senatori

In un articolo pubblicato oggi sul Corriere della Sera, Sergio Rizzo lancia un allarme: i parlamentari si stanno già attrezzando per evitare che l'approvazione della riforma costituzionale costringa i senatori a ridurre i loro stipendi.

Benché il "documento interno" citato da Rizzo non abbia alcun valore normativo, e l'armonizzazione di cui parla possa essere interpretata in qualunque maniera (e in particolare anche nel senso di una riduzione dei rimborsi spese dei senatori, che come lo stesso Rizzo ricorda sono leggermente superiori a quelli spettanti ai deputati), possiamo capire il principio di precauzione che anima l'articolo: sui costi della politica è meglio tenere gli occhi aperti, visto che troppe volte in passato li abbiamo tenuti chiusi.

C'è però nell'articolo un errore madornale che non possiamo ignorare, anche perché riguarda l'unica variazione certa nell'indennità dei senatori della prossima legislatura. Come abbiamo detto più volte, i senatori saranno per lo più consiglieri regionali ai quali non spetterà alcuna indennità aggiuntiva oltre a quella derivante dalla loro carica locale. Il tetto a questa indennità, che è stato fissato a 11.100 euro mensili dal Governo Monti, viene notevolmente ridotto dalla riforma costituzionale, che stabilisce che gli emolumenti spettanti ai consiglieri regionali non possono essere superiori a quanto percepito dal sindaco del capoluogo di regione.


Concretamente, si tratta di un taglio drastico, visto che anche a Roma o Milano l'indennità di sindaco non arriva a 8.000 euro lordi (in capoluoghi più piccoli, la cifra è ben più bassa). Nella lodevole battaglia contro gli sprechi, non si possono ignorare i passi in avanti fatti, specialmente quando sono così rilevanti. Ci auguriamo che la prossima volta Sergio Rizzo controlli meglio tutte le fonti, prima di pubblicare inesattezze.

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